Si sentono traditi, centinaia di blogger che in sei anni hanno contribuito al successo dell'Huffington Post. Perché, va ricordato, la testata online che Arianna Huffington ha appena venduto ad Aol per 315 milioni di dollari ha costruito la sua fama (e i suoi 25 milioni di lettori)
aggregando i contenuti messi in rete, gratuitamente, da 3mila blogger. Molti dei quali, ora, si chiedono perché mai la Huffington (divenuta editor-in-chief dei contenuti Aol percependo uno stipendio di di 4 milioni di dollari all’anno) debba arricchirsi alle loro spalle.
All'indomani della cessione ad Aol, la fondatrice del sito aveva scritto una mail ai "suoi" blogger: "I vostri post avranno un impatto ancora maggiore sulla conversazione globale e locale. Questo è l’unico vero cambiamento che noterete: più persone che leggono quello che scrivete". Ma a circa 500 blogger questo non basta. Tanto che ora
chiedono di essere remunerati per continuare a fornire i loro contenuti all'Huffington Post, al grido "
Hey Arianna, ti avanza qualche spicciolo?". A sintetizzare efficacemente il malcontento dei blogger è Douglas Rushkoff, giornalista del Guardian: "Finisce la giustificazione per scrivere gratis. Lo facevo volentieri per Arianna. Non lo farò per Aol".
Una posizione condivisa anche da molto blogger italiani.
Il giornalaio, ad esempio, riporta un articolo del
New York Times che "quantifica concretamente il valore economico dei blog dell’
Huffington Post. Nell’articolo viene identificato specificatamente il peso dei blog, analizzando il numero di pagine viste sul totale ed i commenti [e dunque la partecipazione dei lettori] per arrivare a quello che potrebbe essere il valore in termini di ricavi pubblicitari. Ne emerge un rapporto di 1 a 20 tra gli articoli retribuiti e quelli gratuiti di 'blogger' che darebbero luogo a revenues pubblicitarie nell’ordine di poco più di 6 US $ ogni mille pagine viste".
E sul blog di Alessandro Bottoni, in un post intitolato "
Dalla gift economy alla Huffinton economy", si legge: "
Huffington Post dà lavoro a soli 89 dipendenti e non paga una lira a nessuno dei suoi 3000 'contributor'. Arianna Huffington, invece, riceverà nel 2011 circa 2 milioni di US$ di stipendio da AOL. In buona sostanza, si tratta
della più colossale e spudorata operazione di sfruttamento abusivo di manodopera mai concepito in campo editoriale". La più colossale, certo, ma sicuramente non l'unica. Non a caso il modello Huffington è stato ripreso da molte testate online anche in Italia, dal
Fatto Quotidiano al
Post. In attesa, magari, che arrivi una Aol europea...
da :Affari Italiani.it